VERSO LA LUCE...per guardare in alto!
A Gerico si trova un
certo Bartimeo, cieco e mendicante, seduto ai bordi della strada. Anch’egli è il
prototipo di una storia e di una situazione in cui le persone possono
ritrovarsi. La sua cecità non è solo un problema fisico, ma il grande problema
della sua vita e a volte anche della nostra. Si tratta di ritrovarsi ricacciati
nel buio, il non vedere la luce, soprattutto non vedere in profondità le
dinamiche della vita nella sua complessità, il non comprendere i risvolti dei
tanti cambiamenti e degli accadimenti di questo tempo, in non saperli abitare con tutto quello che ne consegue, fino al punto di ritrovarsi, come Bartimeo, fuori strada, stanchi e sfiduciati e in preda alla paura di non farcela.
Tuttavia, la grandezza di
Bartimeo è la sua sviluppata consapevolezza di essere quello che è, perfettamente
cosciente di essere cieco e di vivere ai margini della vita e sa cos’è
diventata la sua vita, non nasconde nulla a sé stesso. Il suo udito finissimo, come antenne, recepisce il passaggio, l’avvicinarsi di Gesù e comincia a
gridare. Sono le uniche cose che possiede: l’udito e la voce. Quel grido
disperato si è trasformato in una preghiera accorata che va dritta al cuore di
chi l’ascolta con amore, di chi è venuto a cercare e sanare uomini disperati e
abbandonati.
Per andare da Gesù deve liberarsi dell’unica sicurezza e consolazione che ha: il mantello. Deve alzarsi in piedi e in fretta avvicinarsi per rispondere alla grande domanda che Gesù gli pone, non solo a lui, ma agli uomini di tutti i tempi:
“Cosa vuoi che io faccia per te”.
La luce è ciò che chiede Bartimeo, ossia letteralmente, il poter guardare in alto. La luce che permette di guardare l’amore di Dio offerto agli uomini dall’alto della croce. Si tratta dell’amore perenne, dell’amore come forza per vivere le relazioni e comprendere in profondità grovigli e le tante forme di depistamento a cui è sottoposta questa vita per via del male sempre in agguato. La luce necessaria per fare della propria vita un dono d’amore!
P. Biagio Aprile
Grazie Padre Biagio per queste belle parole.
RispondiEliminaGrazie 🙏
RispondiEliminaL'unico nostro vero bene è seguire Il Signore, come discepoli, lungo la strada che conduce a Gerusalemme.
RispondiEliminaGrazie padre Biagio
RispondiEliminaGesù confido in Te, accresci la mia fede🙏
RispondiEliminaa me ha colpito il lasciare il mantello per andare incontro a Cristo e l'umiltà di chiedere le luce. il mantello per lui significava, sicurezza, protezione, riparo ma lui lo ha lasciato perchè sicuro che Gesù lo avrebbe accolto e liberato dalla cecità. l'altro punto la grande richiesta della luce: l'umiltà di chiedere la guarigione, che non è solo quella fisica e anche qui la certezza di essere ascoltato per far si che lui avrebbe visto, sarebbe finalmente uscito dalla sua cecità, così come tante volte nella nostra vita ci troviamo: non riusciamo a vedere la luce, la via d'uscita in qualche situazione etc. ma in lui c'è una cosa molto importante e forte che lo porta a muoversi verso Gesù: la capacità di credere che Lui era il figlio di Dio e la certezza, e quindi l'affidamento totale a Gesù.
RispondiElimina"Che cosa vuoi che io faccia per te"
RispondiEliminaMi immagino che Gesù lo chieda a me.
Mi domando che cosa risponderei io?