VERSO LA LUCE...per guardare in alto!

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 
Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
(Mc 46-52)


Questa domenica Gesù ci conduce a Gerico, una delle città più antiche del mondo, 250 metri sotto il livello del mare, quasi sprofondata sottoterra. Per andare a Gerusalemme bisogna fare un cammino di risalita dal basso verso l’alto, dal buio alla luce. Gerico è stata nella storia la città chiusa, fortificata da grandi mura, inaccessibile; le sue mura cadranno al suono delle trombe dell’esercito di Dio e per la fede dell’esercito d’Israele. È la città simbolo del male, difficile da espugnare, immagine delle tante situazioni di vita in cui ci si può venire a trovare.

A Gerico si trova un certo Bartimeo, cieco e mendicante, seduto ai bordi della strada. Anch’egli è il prototipo di una storia e di una situazione in cui le persone possono ritrovarsi. La sua cecità non è solo un problema fisico, ma il grande problema della sua vita e a volte anche della nostra. Si tratta di ritrovarsi ricacciati nel buio, il non vedere la luce, soprattutto non vedere in profondità le dinamiche della vita nella sua complessità, il non comprendere i risvolti dei tanti cambiamenti e degli accadimenti di questo tempo, in non saperli abitare con tutto quello che ne consegue, fino al punto di ritrovarsi, come Bartimeo, fuori strada, stanchi e sfiduciati e in preda alla paura di non farcela.


Bartimeo è ormai fuori pista, fermo e accovacciato, costretto a medicare perché il buio non gli consente di muoversi. E' diventato un mendicate di professione: deve chiedere! La qualità del mendicante è quella di desiderare, bramare, domandare e soprattutto affinare l’udito: è diventato un ascoltatore attentissimo.

Tuttavia, la grandezza di Bartimeo è la sua sviluppata consapevolezza di essere quello che è, perfettamente cosciente di essere cieco e di vivere ai margini della vita e sa cos’è diventata la sua vita, non nasconde nulla a sé stesso. Il suo udito finissimo, come antenne, recepisce il passaggio, l’avvicinarsi di Gesù e comincia a gridare. Sono le uniche cose che possiede: l’udito e la voce. Quel grido disperato si è trasformato in una preghiera accorata che va dritta al cuore di chi l’ascolta con amore, di chi è venuto a cercare e sanare uomini disperati e abbandonati.

Per andare da Gesù deve liberarsi dell’unica sicurezza e consolazione che ha: il mantello. Deve alzarsi in piedi e in fretta avvicinarsi per rispondere alla grande domanda che Gesù gli pone, non solo a lui, ma agli uomini di tutti i tempi: 

“Cosa vuoi che io faccia per te”. 


Solo chi è consapevole della propria condizione di vita, solo chi è consapevole di sapere dove si trova realmente la propria vita può rispondere a questa domanda. Ossia solo chi è in ascolto di se stesso in rapporto con il mondo e con Dio sa cosa gli manca veramente, solo chi ha maturato un cammino di fede che gli consente di fare dipendere la sua vita dal Dio della vita può rispondere. 

La luce è ciò che chiede Bartimeo, ossia letteralmente, il poter guardare in alto. La luce che permette di guardare l’amore di Dio offerto agli uomini dall’alto della croce. Si tratta dell’amore perenne, dell’amore come forza per vivere le relazioni e comprendere in profondità grovigli e le tante forme di depistamento a cui è sottoposta questa vita per via del male sempre in agguato. La luce necessaria per fare della propria vita un dono d’amore!

P. Biagio Aprile 

Commenti

  1. Grazie Padre Biagio per queste belle parole.

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  2. L'unico nostro vero bene è seguire Il Signore, come discepoli, lungo la strada che conduce a Gerusalemme.

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  3. Gesù confido in Te, accresci la mia fede🙏

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  4. a me ha colpito il lasciare il mantello per andare incontro a Cristo e l'umiltà di chiedere le luce. il mantello per lui significava, sicurezza, protezione, riparo ma lui lo ha lasciato perchè sicuro che Gesù lo avrebbe accolto e liberato dalla cecità. l'altro punto la grande richiesta della luce: l'umiltà di chiedere la guarigione, che non è solo quella fisica e anche qui la certezza di essere ascoltato per far si che lui avrebbe visto, sarebbe finalmente uscito dalla sua cecità, così come tante volte nella nostra vita ci troviamo: non riusciamo a vedere la luce, la via d'uscita in qualche situazione etc. ma in lui c'è una cosa molto importante e forte che lo porta a muoversi verso Gesù: la capacità di credere che Lui era il figlio di Dio e la certezza, e quindi l'affidamento totale a Gesù.

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  5. "Che cosa vuoi che io faccia per te"
    Mi immagino che Gesù lo chieda a me.
    Mi domando che cosa risponderei io?

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