PACE A VOI!
Eppure, per i
primi compagni di Gesù, i discepoli, la sera di quel giorno di pasqua c’è tanto
buio nel loro cuore, tanta paura, la loro vita è fortemente minacciata,
potrebbero fare la stessa fine del loro maestro.
Si ritrovano insieme nel cenacolo ma stanno a porte chiuse. Quelle porte chiuse esprimono molto bene la chiusura del loro cuore, la loro diffidenza nei confronti di tutti e di tutto. C’è uno stallo, un non sapere cosa fare, una domanda insistente sembra emergere dai loro volti: e adesso? Cosa succede? Eppure alcune donne del loro gruppo affermano che egli è vivo.
In questo clima di dubbi, incertezze e tanta paura, Gesù appare in un corpo risuscitato, una realtà completamente diversa, non più soggetto alla morte, anzi riporta i segni delle ferite, di una lotta contro le forze della morte.
Si rivolge ai discepoli
e per due volte dice loro: Pace a voi!, parole sananti come medicina per guarire
le paure e i travagli del cuore in ansia, immerso in un guazzabuglio. Subito
dopo fuoriesce dalla persona di Gesù un soffio particolarmente carico del suo
spirito, un alito divino, una forza che si posa sui discepoli e li
rende capaci di compiere gesti umanamente difficili, a volte persino
impossibili: il perdono. La possibilità di fare pace con se stessi, di sanare
fratture relazionali, legami spezzati, ricomporre storie di persone ferite e
conflitti umanamente insanabili.
E poi c’è lui, Tommaso,
soprannominato Didimo, che significa “gemello”. Egli è fortemente ferito interiormente,
aveva scommesso tutto nell’esperienza con il gruppo dei dodici e soprattutto
con Gesù. Ma tutto sembra che sia finito su un pezzo di croce di legno.
Non crede che egli è
vivo, non ne ha la forza e racconta la sua incredulità ponendo condizioni ben
precise per ritornare a credere. Ha bisogno di toccare le ferite del corpo di
Gesù, quelle stesse che hanno ferito profondamente il suo cuore e hanno creato
un grande conflitto con il suo Signore. Ha bisogno di costatare materialmente,
fisicamente, che la nuova realtà porta i segni del passato, che si tratta della
stessa persona.
Otto giorni dopo la risurrezione, Gesù appare di nuovo ai discepoli e questa volta Tommaso può toccare quelle ferite di Cristo risorto. Il contatto con il corpo risorto e ferito provoca la guarigione delle ferite dell’incredulità. Tommaso era soprannominato Didimo, che significa gemello: di chi? Sicuramente di colui che legge il brano, gemello di chi vuole capire qualcosa del suo cammino di fede e si ritrova come lui a fare i conti con la propria pochezza.
Gesù risorto afferma che esiste una beatitudine, una condizione di vita, una pienezza legata al credere senza la necessità di avere un contatto materiale con il Cristo: vedere con il cuore e credere nel Dio invisibile e vero! Questa è la fede che siamo chiamati a vivere! È un processo possibile che la risurrezione di Cristo ci ha portato, un processo fatto di cambiamenti di mentalità di guarigione profonda del cuore.
Questa è la vera Pasqua!
Don Biagio Aprile
Nel conferire agli apostoli il potere di rimettere i peccati, Cristo ha portato la pace nell’anima inquieta dell’uomo. L’anima creata da Dio ha nostalgia di Dio. La pace con Dio è il fondamento della pace tra gli uomini. Liberato dalla schiavitù del peccato, l’uomo è in pace, ha l’anima in festa, in pace. La pace regna sui cuori puri. È partendo dalla pace interiore, quella del cuore, appoggiandosi ad essa, che si può stabilire la pace esteriore: in famiglia, fra vicini, in seno alla Chiesa, tra I popoli.
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RispondiEliminaGrazie Padre Biagio 🙏🙏🙏
RispondiEliminaGrazie🙏🙏🙏
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