Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
Dopo
un lungo cammino che ci ha visti insieme a percorrere le tante domeniche
dell’anno, con in mano e nel cuore la Parola di Dio, oggi approdiamo alla Domenica
delle Palme, porta d’ingresso alla grande settimana santa.
Il nostro impegno
spirituale con Gesù si fa più cocente, più intenso. La materia sulla quale
siamo chiamati a pensare e poi a scegliere se accogliere o meno è molto
consistente, si tratta della Passione di Gesù, il Figlio di Dio, nascosto nelle
sembianze umane, uomo come tanti e in mezzo a tanti. Un Dio che nel farsi
prossimo a tutti e nel voler raggiungere tutti si carica della storia di tutti,
di tutto ciò di cui è fatta la vita di una persona, ma in modo particolare si
fa carico del dolore di ognuno, del suo peccato, del suo peggiore fallimento.
La carne del crocifisso
è la carne di ogni uomo che ha attraversato la storia di questo mondo, da Adamo
fino all’ultimo uomo che verrà. Dentro la sua carne crocifissa ci sono i nostri
vissuti, le nostre cadute, ma soprattutto i nostri tradimenti e le tante dinamiche che l’uomo adotta per separarsi, allontanarsi, nascondersi dalla presenza di
Dio in modo più o meno consapevole.
Come riconoscere, in
questa Settimana Santa, nel volto del Cristo il volto di ciascuno di noi? Come
vedere nel suo dolore il mio, quello dell’altro, quello della Chiesa, quello
del mondo, quello di chiunque?
Se la sua passione
rimane un’esperienza viva, vissuta per noi vuol dire che è un’esperienza che
rimarrà aperta fino alla fine del mondo, quindi non conclusa, ma in attesa che
ognuno vi entri e vi prenda parte. Come partecipare alla passione di Gesù per
aver parte alla sua resurrezione?
La sua passione è il luogo dove ognuno può
consegnare il proprio bagaglio di sofferenza accumulatosi nel tempo e che
costituisce la propria croce. Se non ci fosse stata quella sua passione il
dolore dell’uomo non avrebbe una via d’uscita, e come un macigno, lo
schiaccerebbe per sempre. Ma Dio si è fatto uomo per farsi prossimo all’uomo e
per caricarsi del peccato dell’uomo.

La passione di Gesù,
narrata nei vangeli, inizia con il dono di sé al mondo nel segno del pane, attorno
ad una mensa, dove c’è posto per tutti, amici e nemici; una mensa lasciata come
pegno d’amore incondizionato fino alla fine e si conclude consumandosi in un
groviglio di tradimenti, di processi ingiusti, di abbandoni dei suoi discepoli
fino a quell’ultima scena che è la croce, il luogo dove il Cristo viene appeso
per essere deriso, umiliato e colpito da forze brute e violente, esposto al
pubblico ludibrio. È il prezzo dell’amore puro, senza contraccambio, il solo
che può pagare l’alto prezzo del riscatto per ognuno di noi.
don Biagio Aprile
🙏 grazie
RispondiEliminaLa sofferenza fa parte della missione del servo. Essa fa anche parte della nostra missione di cristiani. Non può esistere un servo coerente di Gesù se non con il suo fardello, come ci ricorda il salmo di oggi.
RispondiEliminaGrazie Padre Biagio 🙏🙏🙏
RispondiElimina🙏Grazie!
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