Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
L’amore, le nozze, la
festa sono la cornice e il messaggio centrale del vangelo di questa domenica.
Gesù, colui che è nato per noi, ci offre un’altra manifestazione della sua
identità di Figlio di Dio, compie il primo dei segni che sono ciò che muove la fede
in coloro che ascoltano. In una festa di nozze sono invitati Gesù, sua madre e
i suoi discepoli, improvvisamente viene a mancare il vino, elemento centrale di
ogni festa nuziale. Il tutto va compreso attraverso una lettura simbolica.
Le nozze che fanno da
cornice diventano la nuova realtà che Dio vuole ricreare con l’umanità. Due
nature completamente opposte, la carne dell’umanità e la natura divina si sono
incontrate nella carne del Bambino Gesù. Non solo si sono incontrate, ma si
sono unite in un legame profondo, nuziale e si sono trasfigurate l’una
nell’altra fino a diventare una cosa sola; due in una sola carne, due in una
sola voce. Dio si è unito con ognuno di noi con un legame indissolubile. L’uomo
nella sua libertà potrà sempre spezzare questo legame, mettendo in atto ogni
forma di allontanamento, ma Dio rimarrà sempre fedele alla relazione che ha
creato.

L’incidente venutosi a
creare con la mancanza di vino è il simbolo per eccellenza di tutti gli
impedimenti più o meno gravi che si vengono a determinare nella nostra
relazione con Dio e con gli altri. Il vino simbolo per eccellenza della gioia
dello stare insieme, della gioia dei legami relazionali può venire a mancare.
Ogni legame, a motivo della fragilità umana può indebolirsi fino allo
spegnimento. Ogni festa può perdere la gioia del suo essere. Nella scena
evangelica è Maria, la Madre di Gesù, che si accorge di questo problema e del
danno che ne deriva, Lei è la custode della nostra gioia del nostro rapporto
con Dio e delle nostre relazioni con gli altri.

Maria in punta di piedi
si rivolge al Figlio presentando il problema, intercedendo con la sua parola di
Madre e da ai servi quelle indicazioni che per noi rimangono perennemente
fondamentali: "fate tutto quello che Egli vi dirà". Solo così saremo
parteci del grande miracolo che Dio compie in Gesù, la trasformazione
dell’acqua in vino, la fiducia che diventa fede in colui che ha il potere di
trasformare ogni problema, ogni dolore e sofferenza in gioia.
Solo stando
dentro la relazione con Lui potremo ascoltarlo per fare tutto quello che ci
dirà. Solo stando dentro la relazione potremo cambiare le nostre vite per farle
diventare dono, esattamente come il pane e il vino che durante il sacrificio
eucaristico diventano corpo e sangue di Cristo offerto per noi.
don Biagio Aprile
Grazie per la bellissima riflessione sul vangelo.
RispondiEliminaGrazie Padre Biagio per questa bellissima riflessione sul Vangelo, sempre gradita
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