A chi appartiene la nostra vita?
A chi appartiene la nostra vita?
È la domanda che indirettamente il Vangelo di questa domenica (Mc 9,38-43.45.47-48) pone a tutti noi. Tra le righe del suo discorso Gesù ci dice che c’è un "noi" che siamo chiamati a costruire.
Possiamo impedire chi non appartiene a noi, al nostro gruppo di riferimento, di fare il bene? Oppure l’identità del noi è più forte e più importante del bene che siamo chiamati a compiere? Ogni forma di bene, anche un bicchiere d’acqua dato nel nome di Cristo, viene da Dio che è la fonte del bene, il solo e sommo bene.
A volte i nostri atteggiamenti rivelano una scarsa capacità di apertura al confronto con l’altro e denunciano l’assenza di una sana spiritualità che genera forme di paura stratificate, fino a determinare immobilità e chiusure, fino a vedere nell’altro, diverso da noi, un nemico da combattere. L’altro interpella sempre la nostra coscienza e la nostra responsabilità di fare il bene, possiamo essere un aiuto oppure un inciampo, ovvero una trappola che lo blocca.
Ogni forma di chiusura spirituale e umana può creare scandalo, può bloccare la necessaria crescita interiore e l’indispensabile avanzamento delle dinamiche spirituali. La mano che dà scandalo, il piede che scandalizza e gli occhi sono metafore che rimandano ad un determinato modo di essere, di vivere e di stare nel mondo.
Riguardano scelte di vita, convinzioni maturate nel tempo in modo solitario e stili culturali che bloccano la crescita e il normale dispiegamento della vita di chi ci sta accanto e delle persone che incontriamo.
Il vangelo invita a mettere in atto interventi radicali, tagliare è il verbo che viene scandito. Come facciamo a tagliare la mano, il piede… si tratta di mettere in atto interventi radicali, siamo invitati a risolvere il problema a partire dalle cause scatenanti. È la sfida del vangelo di questa domenica.
La ricerca sincera e appassionata di Dio e della sua Parola consegnata nelle sacre Scritture, il tempo dedicato al silenzio e alla preghiera nella ricerca della verità di noi stessi, apre piste e percorsi sia umani che spirituali, dove la Grazia, ossia l’amore gratuito e incondizionato di Dio riversato su di noi diventa lievito per nuove forme di vita.
Responsabilità e coscienza sono luoghi e atteggiamenti
che siamo chiamati a far interagire per maturare scelte libere che producono
bene e aiutano a contrastare il male.
P. Biagio Aprile
Grazie p.Biagio della sua riflessione domenicale.Ormai la parola *noi* sta scomparendo dalla nostra vita. La realtà che viviamo è difficile e a stento possiamo dare qualche aiuto immediato
RispondiEliminaGrazie per la preziosa riflessione sulla parola che puntualmente arriva ogni domenica e che gradisco come sempre
RispondiEliminaGrazie Padre Biagio
RispondiEliminaGrazie Padre Biagio le tue riflessioni sono sempre profonde e ci spingono a riflettere sul nostro modo di vivere di cristiani di oggi che spesso non rispecchia l'insegnamento del Vangelo
RispondiElimina